L'Italiano per pensare, scrivere, conoscere il mondo

Che molti giovani freschi di diploma sembrino inadeguati a proseguire gli studi, impreparati alla comprensione di linguaggi complessi, all'uso corretto e efficace della lingua italiana, è un fatto da tempo denunciato da Università e Ordini professionali. 
Come rimediare? 

Per il prof. Francesco Sabatini, presidente onorario dell'Accademia della Crusca, si dovrebbe innanzitutto ridare all'Italiano la giusta centralità, nella consapevolezza del ruolo che  lingua prima  ha nello sviluppo cognitivo generale, ripensando i curricoli scolastici e dunque i libri di testo.
In una scuola che intenda valorizzare lo sviluppo delle facoltà linguistico-cognitive, l'Italiano dovrebbe essere inteso come strumento per comprendere e sviluppare ragionamenti complessi, in tutti gli ambiti, attraverso la scrittura; è dunque necessaria una revisione dell'impostazione generale dell'insegnamento dell'italiano, cominciando dalla scuola primaria, dove è stata quasi abbandonata la scrittura manuale ( e di conseguenza il complesso processo intellettivo che attiva) mentre ha preso piede la pratica, poco produttiva dal punto di vista degli apprendimenti, di anticipare la grammatica. Questi errori di impostazione proseguono negli anni, portando a una scarsa autonomia nella lettura degli studenti negli anni delle superiori e la difficoltà a misurarsi con testi specialistici.

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