Corpus Inscriptionum Latinarum, Vol IV , 9123
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Nihil durare potest tempore perpetuo:
cum bene sol nituit, redditur oceano,
decrescit Phoebe, quae modo plena fuit,
ventorum feritas saepe fit aura levis.
(Niente dura per sempre:
il Sole che alto brillava
all'Oceano già fa ritorno,
una falce è la luna che poco fa era piena.
Spesso la furia dei venti diventa una brezza leggera)
Questi bellissimi versi sono graffiti sui muri di Pompei.
Malinconici -e profetici- parlano della precarietà dell'amore e d'ogni cosa umana.
Come ora, anche allora sui muri si scriveva: graffiti e iscrizioni, che ci restituiscono una città viva, vibrante di passione e sentimenti variamente declinati: pensieri e sfoghi personali, malignità destinate ai propri nemici, promemoria ... Grande spazio hanno i contenuti amorosi: da messaggi spinti, se non osceni, a delicati componimenti poetici.
La lingua è il sermo cotidianus, il latino parlato dalla gente comune.
La lingua è il sermo cotidianus, il latino parlato dalla gente comune.
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