Donne al quadrato (I)
Le donne, si sa, amano incontrarsi
e raccontarsi. Per farlo, sono disposte anche a sfidare lo spazio e il tempo. E
così, dalle regioni affascinanti e misteriose del Mito o della Storia, lo
scorso dicembre Ester, Eritto, Ipazia, Cassandra, Lamia, Aspasia, Nausicaa,
Antigone, Ottavia, sono approdate a Bari (insolitamente brumosa, ma non
meno pulsante e vitale), ospiti della Associazione Italiana di Cultura Classica
di Bari, per dialogare con le professoresse Acciani, Cavone, Colafrancesco,
Craca, Imperio, Labriola, Minenna, Russo, Mastria, Vozza, alla presenza di un
pubblico nutrito e partecipe.
A fare gli onori di casa, nella
Sala delle Conferenze del bel Centro Polifunzionale Studenti, la
Presidente dell’AICC di Bari, la gentilissima professoressa Pasqualina Vozza.
Donne del Passato a confronto con
donne di oggi, a dimostrare, una volta di più, quante possibilità di
farsi interrogare dal nostro presente abbia l’Antico. Cominciamo.
Se ne’ I Trionfi Petrarca prende le distanze da
coloro che “le carte empion di sogni”, la professoressa Acciani, per la relazione con cui si è aperto il Convegno
Donne. Storie antiche, cercava invece
proprio questo: una figura di donna che avesse la capacità di dare voce e corpo
a un sogno, che rappresentasse un modo diverso di diventare cosa scritta.
Ecco dunque il perché
della scelta del Libro di Ester, una di quelle donne ebraiche che vivono i loro
amori inscritti nell’amore per Dio, una donna
al quadrato, per usare la felice espressione di Toni Acciani. Come può essere
vissuta questa condizione, dove porta, che significa? La risposta a queste domande è nella storia di Ester, che ama non un uomo ma il suo popolo, suo non perché lo possieda ma perché è lei che gli appartiene.
Gli eventi del
Libro di Ester, che si collocano nella prima metà del V sec. a. C. a Susa, una
delle capitali dell’impero persiano, vedono protagonisti il re persiano
Assuero, che si pensa possa identificarsi con Serse I; Aman, principe di
Assuero, ostile agli Ebrei; Mardocheo (variante italiana del nome ebraico
Mordecai), che prestava servizio alla corte del re, un
ebreo di quelli che, dopo la conquista di Babilonia da parte di Ciro il Grande
nel 539 a. C., avevano preferito rimanere in esilio, nonostante che un provvedimento
di Ciro permettesse alle popolazioni
forzatamente esiliate dai Babilonesi, come i Giudei, di ritornare in patria; egli
era imparentato con Ester, che
aveva adottato e posto sotto la sua tutela. E naturalmente lei, la
bella, coraggiosa, determinata Ester.
I Maestri della
Bibbia ebraica, sono stati incerti se
inserire o meno il Libro di Ester: diversamente dalla versione in greco, nel
testo ebraico Dio non viene nominato e non vi è alcun riferimento alla salvezza
finale; si direbbe che tutti gli eventi
accadano senza l’intervento di Dio.
Di stirpe giudea,
il nome di Ester era Hadassah, che in ebraico significa mirto, pianta sacra, o forse Sether, in ebraico nascondere; Esthr ( “stella”) è il nome che assunse per nascondere le sue
origini giudee: nascondere la propria identità, cambiarla, comporta il rischio
di perderla, di perdersi, per un individuo come per un popolo.
Capitò che il re
Assuero venisse offeso dalla moglie Vasti: la fece deporre e, in seguito,
selezionò colei che doveva prenderne il posto fra le fanciulle più belle
presenti in Persia. La scelta ricadde su Ester: il re non sapeva che fosse
giudea, altrimenti non l’avrebbe sposata perché, secondo la legge persiana, la
sposa del Re andava scelta fra le
giovani delle famiglie persiane di più alta nobiltà.
Ma il perfido Aman,
per vendicarsi di Mardocheo che per motivi religiosi si rifiutava di prostrarsi
al suo passaggio, tramava per distruggere tutti gli Ebrei di Persia. Alla presenza di Aman si gettò il pur,
cioè la sorte, per la scelta del giorno e del mese della strage, un lancio di
dadi per giocarsi il destino degli Ebrei.
Con il sigillo che il Re gli aveva affidato, Aman firmò un editto che
ordinava per il tredici del mese chiamato Adàr, lo sterminio di
tutti i Giudei che si trovavano nel regno di Assuero.
Mardocheo
si rese conto che solo Ester poteva fare qualcosa, l’unica ebrea di rango
prestigioso nell’impero: le chiese allora di intercedere presso Assuero per la
salvezza degli Ebrei, e non pensasse di salvare solo se stessa fra
tutti i Giudei, grazie alla sua posizione.
Ma
Ester sapeva che nessuno, pena la morte, poteva presentarsi al Re senza essere
stato convocato, a meno che il Re non lo toccasse col suo scettro d’oro.
Ester
ordinò allora a Mardocheo che tutti gli Ebrei digiunassero come lei per tre
giorni, si vestì a lutto, mortificò la sua bellezza, e si raccolse in Dio,
ritrovandosi e trovando in sé la forza di affrontare la prova che l’aspettava:
il testo della sua bellissima preghiera
è nella versione in greco della Bibbia.
Determinata
a presentarsi comunque al Re, anche a rischio della vita, indossati abiti
regali che valorizzavano la sua bellezza, si recò da Assuero che, abbagliato da
tanta avvenenza e commosso da un malore di Ester, non solo le salvò la vita
toccandola con lo scettro ma esaudì anche la sua richiesta: essere invitata a
cena presso il Re insieme ad Aman.
Nel
corso del banchetto Ester rivelò al Re gli intrighi di Aman contro gli Ebrei -il
popolo a cui ella apparteneva- all’insaputa del sovrano il quale, adirato,
ordinò che Aman fosse condannato a morte, sullo stesso patibolo che aveva fatto
innalzare per Mardocheo, per l’esecuzione prevista per il giorno 13 del mese di
Adar.
E
siccome non era possibile abrogare l’editto con il quale si ordinava lo
sterminio degli Ebrei, la regina, che mai avrebbe sopportato la
sventura e la distruzione del suo popolo, ottenne che gli Ebrei potessero difendersi
dall’attacco dei loro persecutori, e invitò gli Ebrei a festeggiare con un banchetto lo
scampato pericolo.
Gli Ebrei, appoggiati dalle autorità persiane, fecero strage
dei nemici, ma non si diedero ai saccheggi.
Grazie
all’intervento di Ester, gli Ebrei furono salvi, Mardocheo ottenne la casa di Aman,
il posto che questi aveva occupato presso il sovrano, il sigillo reale, e fu amato
e rispettato dai Giudei.
Questo
rovesciamento di situazione è ricordato ancora oggi con la festa del Purim (da pur, sorte), di cui costituisce il racconto eziologico, celebrata
annualmente il 14 e il 15 del mese di Adar, istituita proprio da Mardocheo e Ester.
Verso
la conclusione del suo Libro, Ester passa in secondo piano, come di solito accade
a chi diventa madre; nella religione ebraica la donna che genera, che porta
anime al mondo, è considerata particolarmente vicina al Creatore. La storia di
Ester insegna che si può dare la vita, essere madre in tanti modi: se il suo
popolo deve la vita a Ester –la donna capace di ribaltare la paura in vittoria,
il pericolo in festa- allora tutti gli Ebrei possono dirsi figli di Ester.
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