Si può indossare per i più disparati (anche inconfessabili) motivi o
tirare giù, nel momento – ineludibile - della verità.
Ma lasciarsi sedurre dall’ambigua fascinazione della maschera,
seguirne le tracce –nel tempo, nello spazio, nelle forme artistiche che ad essa
hanno fatto costantemente riferimento, nei molteplici significati che ha
assunto- è senza dubbio più avvincente.
E’ quello che è avvenuto domenica 18 marzo nella sede
dell’associazione artistico-culturale I Per-corsi
dell’Arte, punto di riferimento, a
Foggia, per chi vuole conoscere e praticare l’Arte e per quanti vivono
l’espressione artistica come occasione di crescita personale o di piacevole
relax, immersi in un’atmosfera stimolante e creativa.
La professoressa Stefania Piccirilli, amabile padrona di casa, con la
consueta sagacia comunicativa, competenza e chiarezza, ha guidato il suo
pubblico alla scoperta di questa intrigante protagonista dell’arte, scomposta
in infinite varianti, veicolo di messaggi sempre differenti: la maschera.
Ed ecco allora le maschere rituali e propiziatorie dei cacciatori del
Paleolitico; le maschere funebri, simbolo
del passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti, presenti in molte civiltà
antiche, a partire dagli Egizi,
inventori anche della tipizzazione
dei tratti, o le maschere-feticcio africane, tanto amate da Matisse e Picasso,
che ne ripresero l’essenzialità formale e la forza espressiva. E ancora:
le maschere del teatro greco, posto non casualmente sotto la protezione di
Dioniso, il dio del “doppio” ; o quelle,
straordinariamente espressive, del
teatro giapponese del NO; le maschere nude
del teatro di Pirandello.
E infine, le “maschere” di tanta arte del
Novecento, strumento di denuncia di una società violenta e alienante (Kirchner),
chiusa in una disperata incomunicabilità (Picasso, Magritte, Munch), specchio
deformato di angosce di artisti tormentati (Bacon, Ensor), narrazione delle
tragedie senza redenzione del secolo
breve.
Insomma, che sia intesa come mezzo magico per l’ingresso in mondi “altri”,
espediente di camuffamento o di svelamento di parti di sé che altrimenti
rimarrebbero in ombra, deformazione grottesca di realtà insostenibili, doppio
inquietante, la maschera continua a esercitare il suo fascino perenne.
E lo sanno bene i partecipanti al seminario, che è proseguito col workshop,
in cui ciascuno ha potuto esprimersi creativamente, dipingendo delle
maschere bianche. Un momento molto intenso: l’apprensione iniziale della
“pagina bianca”; il prendere consapevolezza delle emozioni del momento, la
fatica di esprimerle (lasciando cadere il “pudore” di esporsi) fra giocosità e
malinconia, ironia e impegno; la bellezza del condividerle.
GRAZIE a I Per-Corsi dell’Arte e alla sua infaticabile
animatrice per la bella esperienza, e ben vengano altre cento, altre mille serate come questa, perché solo la cultura,
la creatività, la condivisione, ci costruiscono persone umane.
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